Nel mondo delle Arti Marziali di origine cinese si è sempre
parlato del cosiddetto
Wu De (in mandarino) –
武德
-, l’etica marziale, letteralmente traducibile come ‘i
cinque poteri’ o ‘le cinque virtù’. Gli ideogrammi che lo
compongono fanno riferimento all’insieme di regole etiche a cui
deve sottostare il praticante di
Gong Fu.
Che cos’è
quest’etica marziale, nella sostanza? Il
Mo Dak (in
cantonese) è l’interiorità della persona, nonché il suo
comportamento esteriore. Si tratta di una espressione della nostra
umanità opposta all’essere egoista. Si tratta del proteggere e del
perseguire un codice d’onore. Seguire il
Wu De significa
essere una brava persona che aiuta sinceramente gli altri, che si
dona.
Mo Dak significa anche avere la capacità di apprezzare
l’Arte e lo sforzo del Docente.
Invece di guardare l’Arte come qualcosa che si può comprare e
vendere, l’etica ci permette di guardare l’Insegnante come una
persona che fornisce un servizio alla comunità, facendo apprezzare
l’Arte in generale e quelli che non la conoscono. Il
Mo Dak
entra in gioco quando un
SiFu accetta nuovi studenti.
L’Insegnante accetta solo coloro che sono realmente interessati ad
apprendere l’Arte. Solo i potenziali studenti che mostrano un
interesse vera e un’infinita umiltà vengono accettati come i nuovi
studenti.
La capacità di apprezzare
veramente tutto ciò che è intorno a noi è consapevolezza del Wu
De. Nel Gong Fu si pratica per ottenere livelli più
elevati di consapevolezza e per apprezzare le cose nel loro
complesso. Essere nel momento e lavorare per rendere questa
consapevolezza un’abitudine è seguire l’etica marziale. Così,
quando si pratica un’Arte Marziale non lo si fa solo per ottenere
livelli superiori di consapevolezza. Si deve tendere a sviluppare di
più la capacità di controllare l’aggressore.
Si deve sviluppare un
apprezzamento particolare per tutto ciò che sta accadendo in ogni
momento. Bisogna trascendere la cultura e la legittima difesa,
bisogna arrivare a vivere il qui e l’ora per sviluppare maggiori
livelli di consapevolezza in ogni momento dell’esistenza. L’etica
marziale è stata molto spesso trascurata nelle palestre italiane di
Arti Marziali, sebbene si tratti della prima cosa che un praticante
dovrebbe comprendere e sforzarsi di applicare nella sua vita di tutti
i giorni.
Il Wu De è stato spesso
utilizzato solo per acquisire credibilità nei confronti dei propri
Allievi, tendendo a parlar male di altre realtà marziali, per far
capire che la propria è la migliore. Così, quando altri usano lo
stesso metro di giudizio, il Wu De viene sfruttato e messo in
mezzo per difendersi dagli attacchi esterni. Eppure il Mo Dak è
così importante che non può essere relegato ad una semplice azione
di comodo. Va coltivato ogni giorno.
I praticanti che studiano con me
hanno focalizzato la loro attenzione su questo concetto ed è per
questo che siamo uniti sotto la sua bandiera nel rispetto reciproco
per diffondere la cultura delle Arti Marziali. La nostra pratica è
ispirata proprio a questo principio di scambio e di rispetto verso le
altre realtà.
Ma da dove deriva il Wu De?
Quasi tutti lo fanno risalire al testo Tradizione di Zuo,
Cronaca di Zuo o Commentario di Zuo – 左传,
Zuo Chuan in mandarino, Jo Chyun in cantonese -, a
seconda delle traduzioni. Si tratta della più antica cronaca cinese
in forma narrativa e copre il periodo compreso tra il 722 ed il 468
a.C.. La Cronaca fu attribuita a Zuo Qiuming. Si tratta di un
commento agli Annali delle primavere e degli autunni, ma
alcuni ricercatori ritengono che sia un testo indipendente della
stessa epoca degli Annali. La maggior parte degli storici lo
fa risalire al periodo dei regni combattenti.
Il Commentario dedica un intero
capitolo, lo Xuan Gong Shier Nian (宣公十二年),
all’elencazione delle sette virtù che ha la marzialità (Wu You
Qi De - 武有七德): Jin
Bao (禁暴): trattenersi
dalla violenza; Ji Bing (戢兵):
cessare le ostilità; Bao Da (保大):
proteggere la grandezza; Ding Gong (定功):
successo stabile e tranquillo; An Min (安民):
salvare il popolo; He Zhong (和众):
numerose amicizie; Feng Cai (丰财):
ricchezza abbondante.
Fino ai giorni nostri, lo studio
dell’arte del combattimento è stato oggetto di osservanza delle
cinque virtù fondamentali Wu Chang (五常)
indicate dal Confucianesimo: Ren (仁),
la benevolenza, l’umanità e la bontà; Yi (义),
la giustizia, la rettitudine e l’equità; Li (礼),
l’ordine, le regole di condotta e l’ideale; Zhi (智),
la saggezza, l’intelligenza e l’ingegno; Xin (信),
la verità, il tener fede alla parola data, la sincerità e la
coerenza. Queste virtù regolano sia i rapporti all’interno del
Kwoon (la Scuola) sia il comportamento del praticante in seno
alla società e costituiscono una caratteristica per poter proseguire
il proprio cammino nelle Arti Marziali Tradizionali.
In sostanza, quindi, le virtù del
Wu De sono insite nella cultura cinese di derivazione
confuciana, ma affondano le proprie radici proprio nell’essenza
stessa del Sol Levante. Le varie Scuole di Gong Fu nella
storia cinese hanno elaborato il loro dettagliato codice di etica
marziale. La Scuola di Shaolin (o Siu Lam), per
esempio, ha stabilito i dieci comandamenti (少林十戒约
– Shaolin shijie yue) per i suoi seguaci. I doveri
sono di due tipi: legati alla mente (填情德,
Tianqingde) o alle azioni (填情勋,
Tianqinxun). I primi sono il rispetto (竦,Song),
l’umiltà (谦卑, Qianbei),
la rettitudine (义, Yi),
la fiducia (孚, Fu) e la
lealtà (忠, Zhong). I
doveri delle azioni riguardano la volontà (要,
Yao), la resistenza (耐力,
Naili), la perseveranza (恒性,
Hengxing), la pazienza (耐心,
Naixin) e il coraggio (勇,
Yong).
Se queste sono le virtù che
dobbiamo seguire come praticanti di Arti Marziali è chiaro che nelle
nostre Scuole richiediamo il rispetto della vita umana, per esempio.
Il praticante di Arti Marziali deve rispettare la vita umana, perché
il Wu Shu trae origine proprio dall’esigenza di proteggere
la vita stessa.
Poniamo particolare attenzione ai
principi etici: i principi etici forniscono le basi per il
mantenimento di relazioni stabili tra gli uomini e, quindi, tra
l’uomo ed il contesto sociale. Chi vuole apprendere il Wu Shu
deve rispettare questi principi. Bisogna conservare anche una
notevole attenzione alla condotta morale: mentre si apprendono le
abilità marziali, si devono anche coltivare le qualità morali; il
senso di giustizia, la diligenza, la persistenza, l’onestà e
l’impegno a lavorare duramente.
Il rispetto per l’Insegnante e
la cura reciproca è la regola base di ogni Kwoon: bisogna
impegnarsi duramente in tutto ciò che il Maestro insegna; sia il
Maestro che l’Allievo devono prendersi cura reciprocamente e fare
tesoro della relazione che si instaura tra di loro. Ci vuole una
buona dose di modestia, ma anche di ardore: colui che studia le Arti
Marziali dovrà cercare di migliorare la propria abilità e rifiutare
di diventare arrogante e fare mostra della propria bravura per
sminuire gli altri.
Si deve imparare gli uni dagli
altri per migliorare ed essere uniti e collaborare insieme. Sembra
superfluo dirlo, ma è necessario lasciare fuori dal Kwoon i
rancori personali e l’invidia: nell’apprendimento del Wu Shu
si punta all’auto-difesa ed a migliorare le proprie condizioni
fisiche. Non si dovrebbe mai contendere con qualcuno seguendo i
propri rancori o per intimidire il più debole. Non si devono
utilizzare le capacità marziali per essere prepotenti o per reagire
alle provocazioni. La persistenza e la perseveranza sono le ultime
due qualità richieste nelle nostre Scuole: la pratica delle Arti
Marziali è un duro compito che richiede tempo e sforzi notevoli.
Costanza e persistenza sono
necessarie. Bisogna studiare e provare a comprendere pienamente i
significati intrinsechi ed essenziali di ogni sequenza. La vera
essenza e del Wu Shu può essere appresa solo attraverso la
resistenza e l’elasticità anche dei movimenti corporei.
La mia voglia di insegnare è nata dalla volontà di permettere la
divulgazione degli insegnamenti etici, culturali e pratici del
Gong
Fu, in tutte le sue forme, affinché ognuno di noi possa
conoscere meglio se stesso e gli altri, diventando più forte
interiormente ed esteriormente, migliorando la propria salute ed
entrando in contatto diretto con il mondo delle discipline orientali.
Dobbiamo imparare a vincere i nostri limiti, migliorando le
potenzialità fisiche e mentali.
Un praticante può essere pieno di talento e lavorare impegnandosi
duramente (
Gong Fu –
功夫 -,
appunto), ma se non dimostra di essere moralmente degno, non riceverà
un’istruzione completa dal suo Maestro. Generalmente un Maestro
esamina per anni la morale di un possibile Allievo prima di
insegnargli ogni conoscenza in suo possesso. L’approccio all’Arte
Marziale è quindi incentrato sul codice di condotta marziale,
chiamato proprio
Wu De: umiltà, rispetto, rettitudine,
fiducia, lealtà; volontà, resistenza, perseveranza, pazienza,
coraggio. Nelle nostre Scuole cerchiamo di insegnare
Gong Fu
mostrando i principi, gli allenamenti, i metodi e le tecniche nel
modo più chiaro possibile, sempre all’insegna del codice marziale.
未曾学艺先学礼,未曾习拳先习德
Chi vuole studiare l’arte deve
innanzitutto rispettare l’etichetta (i riti), colui che vuole
apprendere le tecniche marziali deve prima di tutto acquisire la
virtù
心正则拳正,心歪则拳偏
Se il cuore è retto il pugilato
sarà corretto, se il cuore è deviato, il pugilato sarà parziale
练武先练德,教人先教心
Per allenare la marzialità prima
si deve allenare la morale, per insegnare all’uomo prima si deve
insegnare al cuore